giovedì 29 giugno 2017

Gianni Pedrini, "Pedro"

Esiste la poesia in uno sport come il nostro,  fatto di fatica,  sudore,  fango,  ghiaccio,  pioggia e caldo?
Questa poesia, questo susseguirsi di rime costruite su passi leggeri e veloci, questo volare dove tutti sembravano essere piegati dalla fatica....una persona era riuscita a farla vedere a tutti:
Gianni Pedrini.
L'ho visto volare da quando ho iniziato a correre, nelle categorie assolute, dai 35 fino ai 55.
Le premiazioni finivano sempre col suo nome.
Era anche l'unico momento in cui lo si vedeva, oltre al riscaldamento.....in gara era di un'altra categoria. Partivi e non lo vedevi gia più.
Però, nei cross si va a batterie e così, se mi sbrigavo ad arrivare, potevo vederlo....ed era spettacolo puro.
I ricordi migliori sono alla Pellerina.
Una volta il cross era di 10 km, massacrante.....in un'edizione fangosa se la giocò quasi fino alla fine con Cesarò, per poi superarlo in allungo passando dal lato più difficile, con il fango che arrivava fino agli stinchi (degli altri). Non ci credeva nessuno.
L'anno successivo aveva già un vantaggio enorme sul secondo.
All'ultimo passaggio sul laghetto si fermò e uscì dal percorso, come per ritirarsi.
Prese un attimo in braccio sua figlia,  la strinse a se, un bacio ancora e andò a vincere.....fu una scena indimenticabile, la sua apoteosi.
Ad un campionato italiano,  a Marinella di Carrara,  due o tre di quelli dati per favoriti, prima della gara, stavano studiando la tattica per farlo fuori.....alla prima curva era già in testa e, più avanti,  gli altri si persero le scarpe nel fango...
Mille aneddoti,  mille racconti,  ma credo tutti abbiano negli occhi,  più di tutto, il suo passo,  leggero e regale,  la sua espressione, sempre con un mezzo sorriso, che aveva quando volava davanti a tutti.
E con quell'immagine penso se ne siano andati tutti quelli che ieri gli hanno tributato l'ultimo omaggio.
Campioni,  campioncini,  runners improvvisati e gente che,  come me,  ha sempre e solo sognato di fare anche solo 200 metri con il suo stile.
Mi resta una frase,  carpita a lui molti anni fa...
"l'atletica finisce ai 10 km,  dopo è  solo culo"
Quanto avevi ragione Pedro....buon viaggio!

lunedì 26 giugno 2017

Il 10

A Torino esistono sentieri per centinaia di chilometri.
Duri,  facili,  belli,  brutti,  panoramici,  chiusi....
Sono tutti indicati sulla guida n. 1 dei sentieri torinesi.
Però,  alla fine,  chissà come mai si sente parlare ogni volta del n. 10
Quindi ieri,  per potermi riempire anch'io la bocca con quel numero tondo,  ho deciso di farlo,  per la terza o quarta  volta nella mia vita e dopo due anni dall'ultima  volta.
Incurante dell'umiliazione subita dalla strada di Superga, 4 giorni fa durante la Supergara, me ne sono andata a cercare un'altra...
Il numero 10 è  molto bello nella prima parte,  alterna tratti duri a tratti corribili. Si attraversa un ruscello in paio di volte.....avrei voluto godermelo un po'  di più.
Invece ero in crisi già dalle prime rampe.
Sudato da far paura,  cuore che non saliva.
Gran parte di questo sentiero fatto al passo e nemmeno la salita finale verso la Maddalena,  con percorso più tranquillo,  l'ho  percorsa in modo degno.
Niente,  ho perso ancora. 
Non sarà  l'ultima  volta.
Pazienza, aggiungiamo anche questa all'elenco delle rivincite che devo prendermi...ma su chi poi?
Su queste salite,  che mi rimbalzano sempre e da sempre?
Oppure su quella voglia di fermarmi che non è  ancora riuscita  a prendere  il sopravvento?

sabato 10 giugno 2017

La mezza età

Mi ero ripromesso di aggiornare di nuovo questo blog quando avessi avuto qualcosa di profondo da condividere.
Sono passati più di due anni e mezzo.
Con l'esperienza maturata nel frattempo, quell'ultimo post lo scriverei in modo totalmente differente.
Resterà lì cosi.
In questo tempo, la mia vita è cambiata.
Molto. Rivoluzionata.
Sono cambiato, per forza, un poco anch'io.
Per molto tempo non ho corso per me stesso. Troppo preso dall'entusiasmo di far migliorare gli altri. Di far provare nuovi percorsi, gare, allenamenti.
Ora questa cosa, complice anche l'essermi scontrato contro alcuni moti di "gratitudine", è momentaneamente venuta meno.
Riprendo ora, quando posso considerarmi a pieno titolo un signore di mezz'età.
Ora...adesso...ieri sera.
Ero in gara ieri sera, una serale di paese.
Mi sono reso conto di averla presa con un impegno come non mi capitava da anni. Tanti, troppi.
Fatica e bocca aperta. Tempi altissimi.
Salite che, una volta, avrei aggredito anche con la consapevolezza di poter scoppiare dopo pochi metri, fatte timidamente. Passi piccoli, per finire la gara.
Mi ha aiutato la figura di un ragazzo autistico, qualche metro avanti a me, a fare pace con la fatica.
Ha dato molti significati a quegli istanti.
Non so, alla fine, come mi sia classificato.
Non mi importa.
Ma sono di nuovo in condizione di fare fatica, di fare pace col dolore alle gambe.
Inizia una nuova stagione, dalla quale cercherò di tirare fuori il meglio.
Andiamo!