Oggi è domenica e, invece di correre, sto qui a scrivere.
Il motivo? Ho le gambe a pezzi. Perchè? Perchè il mio fisico certe cose non me le fa fare.
L'idea dell'Arrancabirra mi era venuta a giugno, nel momento in cui erano state
aperte le iscrizioni. Sapendo che c'era pochissimo tempo, in un attimo
compilai il form e non ci pensai più. Fino a martedì scorso, quando mi sono ricordato che
dovevo ancora spedire la liberatoria....
Ieri mattina quindi ero a Courmayeur alla partenza.
L'unica premura è stata quella di comprarmi, a prezzo di realizzo, un paio di scarpe da trail
di colore improponibile che, prima di ieri, avevo indossato solo due volte per portare il cane fuori.
Partenza tranquilla, chiaramente. Per un chilometro e qualcosa corricchio, poi ci si mette in fila al passo.
Si va su, di buon passo. Primo rifornimento a birra e serie di rutti che tuonano per la montagna.
Atmosfera splendida, si sente gente che canta e urla. Ogni due passi una battuta che fa ridere.
Altro rifornimento, grandissimo panorama. Mi fermo a fare qualche foto col mio
paleocellulare. Mando una raffica di mms agli amici e riparto. Cerco di non fermarmi più
per non prendere freddo, intanto verso la cima mi raggiunge enfia a passo spedito.
Foto sulla cima e riparto. Cioè no.
Lì succede l'imprevistissimo: a scendere iniziano subito a farmi male le gambe.
Male, malissimo, peggio. Non capisco nemmeno se è il caso di lasciarle andare o di frenare.
Comunque ho paura di cadere.
Mi passano avanti donne , vecchi, bambini, donne con cani, vecchi con cani, bambini con cani.
Io sempre li, che non so cosa fare e coi quadricipiti che sembrano non tenermi su.
Le uniche "consolazioni" sono tratti di discesa meno ripida, che però finiscono presto.
Per fortuna ci si riposa un po' ai ristori, poi ci si inventa sempre una discesa un po' più ripida.
Fanno la loro apparizione anche due vesciche sotto agli alluci, mi mancavano.
Mi inciampo una volta e mi salvo per miracolo, un'altra volta mi si muove un sasso sotto il piede.
Realizzo di non averne più e rallento ulteriormente. Fermo. Per fortuna si comincia sentire il rumore
dell'altoparlante all'arivo. Consola un po'.
L'ultimo pezzo è ripidissimo, ma almeno porta ad una stradina di pendenza "umana".
Non ce ne ho più nemmeno per correre un tratto di 200m. Una pena.
Fine. In 4 ore e rotti.
Come si legge ogni tanto in certi racconti, nella lotta tra me e la montagna ha vinto lei
e mi ha rispedito in città..: a calci nel culo, appunto.